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Avete presente quella lista di ingredienti dal nome spesso lungo e complesso che trovate sul retro dei prodotti cosmetici? Quell’elenco si chiama INCI, sigla che sta per “International Nomenclature of Cosmetic Ingredients”, ovvero “Nomenclatura Internazionale degli Ingredienti Cosmetici”.
Introdotto dalla Commissione Europea nel gennaio del 1997 è stato successivamente adottato anche da altri Paesi come Stati Uniti, Russia e Cina.
L’INCI riporta in ordine decrescente tutti gli ingredienti contenuti in un prodotto. I primi della lista sono, quindi, quelli presenti in quantità maggiore. Man mano che si va avanti la percentuale dell’ingrediente all’interno della formula diminuisce, fino ad arrivare a quelli presenti sotto l’1% che possono essere riportati in ordine sparso in fondo all’elenco.
Chiaramente non possono essere indicate le quantità precise di ogni ingrediente poiché questo rientra nel segreto di formulazione.
La nascita di questo particolare “vocabolario” risale agli anni Settanta ed è in continuo aggiornamento. Tutti gli ingredienti utilizzati nell’ambito cosmetico, infatti, devono obbligatoriamente avere un nome INCI.
Quando un produttore intende immettere nel mercato per la prima volta una nuova materia prima per cosmetici deve prima fare richiesta per ottenere un nome specifico al Personal Care Products Council . È questo, infatti, l’ente che assegna i nomi INCI e a cui si può far riferimento per sapere se una certa dicitura sia già presente o meno nella lista degli ingredienti esistente.
L’ente in questione non si esprime sulla qualità o sulla sicurezza dell’ingrediente, assegna solo un nome atto ad indicarlo e poterlo riconoscere.
Ma perché creare questo “vocabolario”?
La finalità dell’INCI è tutelare i consumatori. Le aziende, infatti, sono obbligate a riportare ogni ingrediente presente nei loro prodotti con il nome previsto a livello internazionale. Questo vuol dire avere un linguaggio comune per qualsiasi prodotto realizzato in un Paese che adotta l’INCI.
In questo modo è più facile per una persona poter conoscere il contenuto di un cosmetico permettendole di individuare in primis gli ingredienti a cui è allergica o intollerante e, in secondo luogo, di poter fare scelte più consapevoli. Analizzando gli ingredienti, infatti, il consumatore può capire se un prodotto pubblicizzato come “naturale” lo sia davvero.
Non è un’analisi semplice da fare per un non addetto ai lavori, ma ci sono strumenti che possono venirvi in aiuto nella comprensione della lista degli ingredienti come, ad esempio, il Biodizionario o InciBeauty.
In linea generale le “regole” con cui vengono riportati gli ingredienti negli INCI sono queste:
- Ciò che è scritto in latino è di origine vegetale. Gli estratti vegetali, ad esempio, vengono riportati con il nome botanico della pianta. Di solito questo è seguito dalla parte specifica della pianta che viene utilizzata, scritta in inglese. Ad esempio, potreste trovare scritto Prunus armeniaca (Apricot) fruit extract, Prunus armeniaca (Apricot) kernel oil e Prunus armeniaca (Apricot) seed powder. In tutti e tre i casi l’ingrediente è l’albicocca, ma nella prima dicitura si fa riferimento all’estratto del frutto, nella seconda all’olio ricavato dal nocciolo, nella terza alla polvere dei semi.
- Le sostanze che hanno subito una trasformazione chimica sono scritte in inglese, ad eccezione della parola Parfum (profumo) che è scritta in francese.
- I coloranti , anche non sintetici, vengono indicati dalla sigla CI (colour index) seguita dal numero identificativo. In questa categoria non rientrano le piante tintorie (che fanno parte della categoria al punto 1.) in quanto esse sono dei complessi di principi attivi naturali, tra cui il pigmento; non sono quindi solo “un colore”, ma hanno tanto altro legato insieme. Se si andasse ad estrarre solo il pigmento vegetale, allora esso verrebbe catalogato in questa categoria.
A complicarci un po’ la vita nella comprensione di una lista ingredienti c’è il fatto che a volte le materie usate sono un insieme di più nomi INCI. Le singole definizioni possono essere inserite anche in posizioni molto distanti tra loro nell’elenco, rendendo quasi impossibile capire quale sia la materia prima di partenza.
Un estratto glicerico, per esempio, sarà formato da acqua, glicerina e una pianta. Nell’INCI, però, non troverete il nome finale dell’estratto, ma i tre singoli ingredienti indicati separatamente.
Sotto riportiamo come esempio un INCI di un prodotto in cui è stato inserito l’estratto glicerico di cetriolo. Quelli sottolineati sono gli ingredienti che compongono l’estratto che, come vedete, vengono riportati singolarmente.
In generale, però, con l’aiuto di internet e di pagine specifiche come quelle già suggerite in precedenza ci si può fare un’idea della qualità del prodotto che si intende acquistare.
L’INCI è quindi uno strumento di fondamentale importanza sia per le aziende, perché ne dimostra la trasparenza, sia per i consumatori (anzi soprattutto per questi ultimi) per la loro tutela.