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È uno dei claim più diffusi sulle etichette dei cosmetici, eppure non è affatto obbligatorio per legge: parliamo del celebre “Dermatologicamente Testato”.
Ma cosa significa? Questa informazione, quando presente sull’etichetta, informa il consumatore che l’azienda produttrice ha incaricato un laboratorio certificato (o un dermatologo specializzato) di effettuare un test di irritabilità cutanea del prodotto cosmetico prima che questo venga immesso sul mercato.
Dunque è stato valutato il modo in cui la pelle potrebbe reagire agli ingredienti di un prodotto pensato per un uso esterno, l’applicazione su cute appunto, e la probabilità statistica di provocare irritazioni cutanee.
Poiché, come anticipato, non è obbligatorio per legge effettuare tale controllo, non esiste ancora oggi un test cutaneo standard, ma ci sono diversi modelli e diversi modi di procedere per dare questa garanzia al consumatore.
Come si svolge il test?
Solitamente viene effettuato in istituti specializzati o Università. Consiste in un patch test, cioè nell’applicare una piccola quantità del prodotto sull’epidermide di un campione di volontari con un cerotto, per valutarne la reazione a seguito dell’occlusione (usualmente il cerotto viene applicato sulla schiena e permane per 48 ore).
Di norma i volontari sono almeno 20, di età superiore ai 18 anni, in buono stato di salute generale e senza particolari patologie cutanee.
Nel test viene valutata di solito la reazione e il numero di risposte irritative a 15 minuti e a 24 ore dalla rimozione del patch.
Al termine del test viene rilasciato il risultato con le valutazioni e il grado di compatibilità cutanea del prodotto, quindi il certificato di Dermatologicamente Testato (che di per sé starebbe solo a testimoniare che è stato realizzato un test di tollerabilità cutanea, senza una valutazione qualitativa).
Sta poi alle aziende, nel caso in cui si riscontri un’alta percentuale di reazioni cutanee, valutare se apportare delle modifiche alla formulazione del prodotto prima di lanciarlo sul mercato o se agire diversamente.
Esistono poi diversi tipi di patch test, come ad esempio i test semi occlusivi (adatti per prodotti che hanno nell’uso previsto un breve contatto cutaneo) oppure i patch test per le pelli sensibili (ideali per prodotti da applicare su zone delicate come il viso, o per cuti particolarmente irritabili).
Un’ultima, ma importante, precisazione: questa dicitura in Europa non fa mai riferimento a test effettuati su animali. Secondo la legislazione europea dei cosmetici, infatti, la sicurezza e l’efficacia dei prodotti va testata su volontari umani sani, in laboratori clinici certificati.